In questo momento sono seduto lì dove Pier Paolo Pasolini è
stato sicuramente seduto, ovvero su di una poltrona della sua casa nel castello
di Chia. Davanti a me ho le ampie vetrate e la vista sulla forra e la
vegetazione rigogliosa. Attraverso i vetri posso anche vedere l'aggiunta che
Pasolini fece alla struttura medievale, cioè una costruzione a ferro di cavallo
adiacente alle vecchie mura del versante nord del castello. Il posto è sicuramente
incantevole ma subito mi viene da pensare che gli interventi moderni potevano
certamente essere svolti in maniera differente, più integrati nell'ambiente e
con lo stile del castello Orsini. Non sto dicendo che siano brutti, ma solo che
non sono il massimo. Il secondo pensiero che viene spontaneo è che se proprio
Pasolini, così attento alle dinamiche estetiche, dell'ambiente e della
tradizione, ha dato il permesso a questo progetto che non è un granché è
normale poi che da altre parti d'Italia e con una sensibilità decisamente
minore i danni siano stati più gravi. Il fatto è che quest'argomento, ovvero
l'uomo, il suo ambiente, l'estetica dei luoghi e l'antropologia che vi sta
dietro, è un argomento spinoso e soggettivo. In quest'argomento convivono tanti
fattori che rendono complesso trovare una strada sicura di ragionamento che non
sia viziata da ideologie, stereotipi e mode di pensiero. L'uomo e lo spazio del
suo abitare, la manifestazione della sua anima ma anche della sua società,
nonché delle possibilità oggettive di realizzazione di una cosa.
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