martedì 18 ottobre 2011

La Teoria del Riflesso

La teoria del riflesso ha origini antiche e di tutto rispetto. Il mondo reale, per Platone, altro non è che il riflesso di quello ideale, vero e ultraterreno. In sociologia questa visione, perdendo i suoi connotati trascendenti, caratterizza il pensiero di Marx (per fare solo un esempio su tutti) per cui tutta la produzione culturale umana è il riflesso dei meccanismi economici della società (struttura e sovrastruttura).

E riguardo al nostro argomento, ovvero la produzione urbanistica e architettonica dell'uomo nel tempo, dove e come si può applicare la teoria del riflesso?

Riporto alcune righe del libro "Anticittà" di Stefano Boeri:

"La città contemporanea riflette così - anche nelle sue parti centrali e storiche - la nuova grande energia molecolare che alimenta le società urbane: una moltitudine di soggetti e istituzioni che hanno le risorse giuridiche, economiche e politiche per cambiare piccole porzioni di spazio. E che lo fanno.
Qui sta il senso primo della transizione epocale che stiamo vivendo. le città europee non sono più la scena di un gioco tra pochi grandi soggetti (i latifondisti, le amministrazioni pubbliche, i potentati politici, le banche, le grandi famiglie industriali...) che governano ampie porzioni omogenee di territorio. Sono diventate il campo di azione di una moltitudine di attori spesso attenti solo al loro piccolo spicchio di spazio, spesso spregiudicati e a volte arroganti, disposti a tutto.
Uno dei grandi paradossi della contemporaneità è che la democratizzazione delle società urbane sta frammentando in tanti sottosistemi lo spazio collettivo delle nostre città. E così, una società abitata da una moltitudine di minoranze sta costruendosi un territorio a sua immagine e somiglianza" (Boeri S. 2011, Anticittà, Laterza, Roma-Bari, pp 82-83).

Il consumo di spazio non antropomorfizzato è quindi opera della democratizzazione della società e l'immagine di uno spazio quasi completamente esaurito dal cemento che possiamo osservare dal finestrino di un aereo è opera costante e minuta di ognuno di noi. Ognuno infatti, nel suo piccolo, fa il proprio e quello che ne risulta infine è un'immagine allo specchio sia della società frammentata di cui facciamo parte, sia del nostro stesso isolamento e individualismo.

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