martedì 4 ottobre 2011

Mura e tangenziali


Tornando col treno da Orte a Roma ho notato che fino al raccordo anulare domina la campagna e tutto fa pensare che siamo fuori dalla città, un po' come la stessa entrata via binari per Venezia fa percepire la laguna come ciò che delimita la città dei dogi dall'ambiente circostante. La campagna quindi, fuori dal raccordo, e poi Roma, dentro questo anello. Dunque è una strada circolare che sancisce la fine della metropoli così come in passato erano le mura ad avere questa stessa funzione. Le tangenziali o i raccordi d'altronde, un po' come capitava alle stesse mura di cinta del passato, possono essere scavallate dalla città e smettere questa funzione di delimitazione. Roma infatti ha le mura aureliane, più larghe, e quelle gianicolensi, più strette, ma per ora ha solo un raccordo. Parigi per esempio ne ha di più e sono concentrici. I palazzinari sanno, inconsciamente, che tutto lo spazio all'interno del raccordo, prima o poi, sarà loro e che la città finché si espande dentro il raccordo non sconvolge quasi nessuno. I romani d'altra parte sanno che prima o poi i palazzi arriveranno a riempire tutto lo spazio dentro il raccordo, con l'eccezione forse di qualche corridoio di verde che qualche ambientalista o assessore illuminato sarà riuscito a mantenere vivo tra il cemento.
La funzione delle strade, importantissima nella modernità, è quella di connettere le persone in macchina. La città ha come punto di riferimento la macchina e la sua possibilità di connettere gli uomini. In passato le mura circoscrivevano uno spazio di sicurezza, proteggevano dai nemici o al massimo dalle fiere e quindi il riferimento era un altro, più piccolo. Non tanto perché un animale o un uomo sono più piccoli spazialmente di una macchina, quanto perché sono meno veloci nello spostarsi. Roma moderna è a immagine e somiglianza delle caratteristiche delle automobili e si può capire solo da questo presupposto. Allo stesso tempo è però una via di mezzo, perché le alture e  l'incapacità progettuale degli urbanisti fanno si che non sia, in alcuni quartieri, nemmeno per le macchine. Né per i pedoni, che vi soffrono terribilmente perché sommersi da macchine, né per le macchine, che rimangono intrappolate tra strade troppo strette e traffico.

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