Sulla Ortana all'altezza della torre di Chia ci sono due
ponti che attraversano il torrente Castello. Uno è il ponte dell'Ortana stessa,
il secondo è il cavalcavia della superstrada Orte-Viterbo. Sono vicinissimi
così che è possibile confrontarli tra di loro, il che equivale a confrontare
due mondi, due antropologie, due tipi di uomo e infine due tipi di rapporti con
l'ambiente.
Il ponte sull'Ortana è un opera larga 3 metri composta da
pietre al massimo di 50 centimetri, poste regolarmente ma a mano. L'impressione
è quella della dimensione umana perché è stato l'uomo a fare la posatura, al
massimo aiutato dagli animali per il trasporto delle impalcature.
Il cavalcavia invece è gigantesco e il passaggio delle
vetture di sopra stordisce e fa eco nella forra. La sua dimensione sembra
ciclopica. L'unità di misura non è il mattone ma la colata di cemento, grande
circa 3 metri per 2 per 2 di profondità. Qui è sempre stato l'uomo a porre le
fondamenta e i plinti ma grazie a macchine molto più grandi di lui e forti. La
dimensione di riferimento è un'altra rispetto a quella umana tout court perché sono le macchine che
permettono questo gigantismo.
In passato tale gigantismo era possibile solo, per fare un
esempio, ai faraoni, che potevano permettersi, grazie ad una alta
concentrazione di potere che si traduceva in forza lavoro, opere mastodontiche
e apparentemente disumane. Lì però era il tempo a non poter essere accorciato e
anche il più potente faraone doveva attendere decine di anni prima di veder
portato a termine il suo caro progetto. Ai faraoni di oggi basta qualche anno
per costruire cattedrali di cemento.
Passeggiando sul ponte dell'Ortana ci si rende conto di
questo mutamento rispetto al passato perché sostando su un'opera antica e
costruita secondo le modalità di cui sopra, si può osservare il ventre di
quella nuova. Anche il ruscello e gli alberi appartengono ad un'altra statura.
La stessa cosa accade al Porto di Seripola, all'altezza di
Orte, sul Tevere. La noncuranza per l'antichità e la fretta di modernità hanno
fatto sì che una nuova costruzione attraversasse lo spazio aereo ideale di una
vecchia. Qui infatti le rovine del vecchio porto, tutto laterizi e piccoli
mattoni, si scontrano con la dimensione oltreumana dell'autostrada che ci passa
sopra e anche i qui i rumori dei camion sull'asfalto sono assordanti perché
stridono con lo scorrere del fiume.
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