martedì 4 ottobre 2011

Due proporzioni a confronto

Sulla Ortana all'altezza della torre di Chia ci sono due ponti che attraversano il torrente Castello. Uno è il ponte dell'Ortana stessa, il secondo è il cavalcavia della superstrada Orte-Viterbo. Sono vicinissimi così che è possibile confrontarli tra di loro, il che equivale a confrontare due mondi, due antropologie, due tipi di uomo e infine due tipi di rapporti con l'ambiente.
Il ponte sull'Ortana è un opera larga 3 metri composta da pietre al massimo di 50 centimetri, poste regolarmente ma a mano. L'impressione è quella della dimensione umana perché è stato l'uomo a fare la posatura, al massimo aiutato dagli animali per il trasporto delle impalcature.
Il cavalcavia invece è gigantesco e il passaggio delle vetture di sopra stordisce e fa eco nella forra. La sua dimensione sembra ciclopica. L'unità di misura non è il mattone ma la colata di cemento, grande circa 3 metri per 2 per 2 di profondità. Qui è sempre stato l'uomo a porre le fondamenta e i plinti ma grazie a macchine molto più grandi di lui e forti. La dimensione di riferimento è un'altra rispetto a quella umana tout court perché sono le macchine che permettono questo gigantismo.
In passato tale gigantismo era possibile solo, per fare un esempio, ai faraoni, che potevano permettersi, grazie ad una alta concentrazione di potere che si traduceva in forza lavoro, opere mastodontiche e apparentemente disumane. Lì però era il tempo a non poter essere accorciato e anche il più potente faraone doveva attendere decine di anni prima di veder portato a termine il suo caro progetto. Ai faraoni di oggi basta qualche anno per costruire cattedrali di cemento.
Passeggiando sul ponte dell'Ortana ci si rende conto di questo mutamento rispetto al passato perché sostando su un'opera antica e costruita secondo le modalità di cui sopra, si può osservare il ventre di quella nuova. Anche il ruscello e gli alberi appartengono ad un'altra statura.
La stessa cosa accade al Porto di Seripola, all'altezza di Orte, sul Tevere. La noncuranza per l'antichità e la fretta di modernità hanno fatto sì che una nuova costruzione attraversasse lo spazio aereo ideale di una vecchia. Qui infatti le rovine del vecchio porto, tutto laterizi e piccoli mattoni, si scontrano con la dimensione oltreumana dell'autostrada che ci passa sopra e anche i qui i rumori dei camion sull'asfalto sono assordanti perché stridono con lo scorrere del fiume.

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