martedì 4 ottobre 2011

Povertà e forma della città


Quando la condizione generale degli uomini era indigente le costruzioni erano più belle. L'estetica e  la povertà di mezzi sono in correlazione. Ma perché? Quando una famiglia può permettersi pochi sbagli è più attenta a costruire con raziocinio e in relazione all'ambiente. Costruisce piccole cose che la maggior parte delle volte sfruttano già le cose esistenti, dando l'impressione di un estremo adattamento all'ambiente. Una casa per esempio viene costruita a ridosso di un'altra perché in questa maniera si risparmia di costruire un muro; il materiale a disposizione a basso costo è solo quello della zona, il che contribuisce ad un'armonia generale dei materiali. Sono eliminati i fenomeni di gigantismo di chi ha molte possibilità economiche. Il vincolo economico, la costrizione che la povertà genera, malgrado tutto, è quindi un agente positivo.
Altri tipi di vincoli possono essere la necessità di difendersi da un possibile invasore, che porterà tutte le case ad essere costruite su colli panoramici o luoghi inaccessibili; la necessità di stare tutti più vicini possibili per un senso amplificato della comunità (è sempre un derivato della povertà perché quando sei ricco puoi permetterti di non aver bisogno degli altri).
Quello che si manifesta grazie alla povertà, economica e di mezzi, è quindi la “relazione” con l'ambiente. Il tempo. I borghi medievali italiani per esempio sono il frutto di piccolissimi interventi ma protratti per centinaia di anni. Scalette, nicchie, muretti, vicoli, contrafforti, fontane. Sarebbe da indagare il perché della nascita della sensazione del bello proprio lì dove gli interventi non sono stati né pensati a priori e definitivamente né realizzati tutti in un breve periodo. Forse perché anche la maggior parte delle bellezze della natura sono di questo ordine di grandezza e durata? Un prato per esempio è il risultato di milioni di piccole forze che lottano contro i vincoli ambientali e tra di loro. Allora si potrebbe ipotizzare che proviamo il bello lì dove riconosciamo questi stessi meccanismi e lotta tra vincoli? Il bello allora sarebbe una spia dell'adattamento lento e testato e per questo più attraente?

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